martedì 23 maggio 2017

La fabbrica della Gassosa a Polistena "La Calabresetta"

Brevetto della fabbrica 
Il gassosaio era una delle professioni più frequenti all’inizio del Novecento, perché la gassosa, o “gazzosa”, era una delle poche bibite esistenti, a parte l’aranciata e, molto più tardi, il chinotto e alcune altre. Si trattava di un lavoro forse un po’ più “effervescente”, ma non meno impegnativo e faticoso di tanti altri. Antonio RUSSO a Polistena, rientrato dall'America, scelse questa attività, anziché un’altra, in modo del tutto casuale, come quasi sempre accade quando il mestiere non lo si eredita dalla famiglia.
lo Spot pubblicitario della Calabresetta 
Più che di una vera e propria fabbrica, l’azienda di Belnava & Russo era un piccolo laboratorio dotato di un saturatore, cioè una macchina per produrre acqua gassata, due imbottigliatrici, una per il seltz e una per la gazzosa e un gasometro per abbassare la pressione delle bombole; la denominazione fu loro imposta dal registro delle imprese per via della produzione meccanizzata dell’attività, tipica del sistema di fabbrica, anche se i tempi di lavoro continuavano ad essere regolati dall’uomo. La fabbrica "Calabresetta" entrò quindi nel registro dell’industria e solo nel ’60, col cambiare della normativa, passò all’albo delle imprese artigiane.
bottiglia del chinotto Calabresetta

Fare gli imprenditori, allora, era difficile quanto e più di oggi: erano necessari, per l’appunto, una certa inclinazione e spirito di iniziativa, un bel po’ di soldi da parte, che in genere si chiedevano in prestito a qualcuno di fiducia della famiglia per comprare il minimo indispensabile di attrezzatura; inoltre servivano coraggio, voglia di lavorare e, come in tutte le cose, un po’ di fortuna.
Il successo non fu affatto scontato – di gassosai a quel tempo, e fino agli anni ’30, La Calabresetta era stata una delle fabbriche del periodo, – ma Antonio RUSSO fu guidato da una passione vera, genuina, che gli diede la forza di attraversare la terribile crisi del ’29. La stessa genuinità che mise nella ricetta, tanto semplice quanto ricca di accorgimenti ancora gelosamente conservati dagli eredi che la resero negli anni così apprezzata


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